Il Santuario

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Nelle sue memorie, Mons. Liberato Tarquini ricorda che il Santuario, in tempi remoti, era già custodito dai monaci benedettini, che con grande devozione avevano cura dell'immagine di Maria.
Non si sa in quale periodo i benedettini abbandonassero il convento, ma è certo che, nel 1495, i figli di Ranuccio Farnese – Pietro, Gabriele e Francesco – divenuti Governatori di Marta, eressero la facciata della chiesa sui vecchi ruderi, e vi apposero il loro stemma più volte ripetuto; l'antica immagine di Maria venne apposta sul nuovo altare, costruito per l'occasione, e il 14 maggio venne riconsacrata la chiesa.

L'esterno della chiesa ha connotazioni tipiche dello stile romanico; la facciata, assai lineare, è costituita in pietra locale, proveniente dalla cava di S. Savino, sulla cui sommità svetta un piccolo campanile a vela, fornito di due campane.
Sulla parte alta è possibile vedere, in bassorilievo, tre stemmi raffiguranti il giglio farnese tra le lettere "P" ed "E"; centralmente, scendendo verso il basso, è possibile scorgere diversi elementi: un rosone, certamente un tempo ornato di raggiera, desumibile dal profilo incerto della circonferenza interna, fino a qualche decennio fa chiuso con un elemento in legno sagomato che rifiniva la vetrata, ed al di sotto una finestra racchiusa da un architrave a tutto sesto. Quando, in occasione del V° centenario della consacrazione della chiesa, venne fatto l'ultimo restauro, il rosone e la finestra vennero sostituiti ed al loro posto vennero collocate due artistiche vetrate dono della categoria dei Casenghi, una delle quattro che sfila nel corteo del 14 maggio.

Opera dell'artista svizzera Verena Stöcklin - Deneve, le vetrate esprimono in maniera mirabile e profonda il senso vivo della festa. Nel rosone è raffigurato un sole, che nella sua spirale avvolge il seme che viene gettato, germoglia, crescere, si sviluppa in foglia e spiga, con nuovi semi, pronti a ripetere il loro ciclo vitale.
Nella vetrata della finestra sono rappresentate due mani protese nell'offerta a Dio di uva, spighe, pesce e ciambelle, simbolo dell'offerta che le quattro categorie ogni anno fanno per onorare Maria, nella Sua festa.
Tra la finestra e il portale è situata una lunetta, all'interno della quale si trova il dipinto, di pregevole fattura, anche se ormai quasi del tutto scomparso, della Vergine con il Bambino, collocata tra due elementi architettonici, ai lati dei quali è posto il giglio farnese, ripetuto anche al centro dell'arco della lunetta.

Il portale d'ingresso della chiesa, purtroppo deteriorato, in pietra calcarea di diversa qualità, sembra essere stato costruito in due riprese; il bassorilievo, che troviamo sugli stipiti laterali, raffigura dei tralci di vite che fuoriescono da un'anfora, posta alla base del motivo, fra i quali è possibile scorgere dei pesci avviluppati e qualche uccellino appollaiato; il motivo termina con dei gigli molto simili a quelli fiorentini, piuttosto che a quelli dei Farnese.

Nell'architrave, probabilmente di epoca anteriore ai pilastri su cui poggia, è possibile vedere scolpiti in bassorilievo due angeli con le ali spiegate che innalzano un disco solare con al centro impresso l'emblema di S. Bernardino da Siena, con le lettere "IHS" che stanno per "Jesus Hominum Salvator ", ossia Gesù Salvatore degli uomini.
Sopra l'architrave è apposta l'iscrizione "Anno 1485 – Ave Maria Petrus (Farnesius) fecit hoc opus", in riferimento a Pietro Farnese, il tutto completato da una cornice sporgente e lineare, costituita da più profili terminanti nella parte bassa in un motivo decorato ad ovuli.